Anche noi italiani abbiano la nostra Silicon Valley, non esiste soltanto quella arcinota nata e cresciuta in California.
Anzi, a pensarci bene, abbiamo più di una Silicon Valley italiana. Dal nord al sud dello Stivale non sono poche le realtà elettroniche nelle quali si progettano e realizzano apparecchiature di tutto rispetto, sia analogiche che digitali. Alcune vantano discendenze illustri che risalgono agli inizi del ‘900, quando l’Italia era ancora arretrata e prevalentemente agricola.
Purtroppo, questo passato è spesso dimenticato, come se non fosse mai esistito e come se gli artefici dell’elettronica moderna fossero soltanto americani, tedeschi, britannici, giapponesi e ora anche cinesi. Basterebbe ogni tanto citare e ricordare marchi come FIVRE, SAFAR, Geloso, Marelli, Allocchio Bacchini, Mistral, SGS, Olivetti e i tanti produttori di apparecchi consumer come radio, televisori e apparecchi audio, di cui ne ricorderò per tutti soltanto uno, Brionvega, anche per l’innovativo design ancora ricercato e apprezzato oggi.
Nel settore dell’amplificazione audio e alta fedeltà fin dai primi anni ‘60 in Italia annoveriamo progettisti e marchi eccellenti, molti dei quali purtroppo non esistono più, ma che non avevano nulla da invidiare ai più noti marchi stranieri. Purtroppo, noi italiani siamo ingiustamente troppo esterofili.
Tornando ai giorni nostri, non posso fare a meno di parlare di quella Silicon Valley nostrana (per me quella più significativa) in terra di Toscana. Riflettendoci, non sarebbe potuto essere altrimenti: questa regione vanta atenei, istituti tecnici e realtà locali elettroniche di tutto rispetto. Specialmente in terra pisana.
La città di Galilei ha tre storiche università di eccellenza a livello mondiale, e centri di ricerca avanzata come la locale sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e anche il Centro Ricerche ENEL. Ecco che per caso o, più verosimilmente, per precisa volontà di alcuni appassionati progettisti, che intorno a Pisa si sono sviluppate aziende di piccole – medie dimensioni, votate, nel caso specifico di nostro interesse, all’alta fedeltà di alto livello o, come si usa dire nell’ambiente, Hi End.
Una di queste è la M2TECH degli ingegneri Nadia Marino e Marco Manunta, una azienda che si è distinta fin dal suo esordio per innovazione, per creatività e qualità.
D’accordo con gli altri membri di Nuvistorclub, di cui io sono l’ultimo arrivato, quindi novizio e “matricola”, si è deciso di organizzare una intervista all’ing. Marco Manunta, nella sede di M2TECH in zona Ospedaletto a Pisa. Come direbbe il Manzoni, lo “sventurato” rispose e ha accettato di sottoporsi ad una dozzina di domande nel pomeriggio del 21 maggio 2024. Pochissimi giorni prima della riuscita e convincente presentazione a Pisa dell’ultimo gioiello M2TECH, l’amplificatore integrato “Classic”, capostipite di una nuova linea di prodotti, nel grande e splendido negozio “Music For Life” del dinamico, espertissimo e carismatico Antonio Trebbi.
Nuvistor: Grazie Marco per aver accettato con simpatia questa intervista. Ho una dozzina di domande da rivolgerti, sperando che non siano noiose. La prima: chi è Marco Manunta?
Marco Manunta: Sono un grande appassionato elettronica e di alta fedeltà. Fin dall’adolescenza, a Sassari, mia città natia, frequentavo il mondo delle radio libere, i negozi di elettronica e componenti all’epoca esistenti, che oggi sono ovunque in via di estinzione, rimpiazzati dalla grande distribuzione. A 19 anni sono arrivato a Pisa, dove in seguito mi sono laureato in ingegneria elettronica all’Università Statale, come Nadia, che è diventata mia moglie, ed è ingegnere elettronico come me, sempre laureata a Pisa.
N: Perché ti sei avvicinato all’elettronica, quando e come?
MM: L’interessamento all’elettronica pratica è avvenuto montando kit comprati nei negozi elettronica di Pisa, e anche grazie al coinvolgimento da parte di amicizie che avevano frequentato i corsi della celeberrima Scuola Radio Elettra, che fin dagli anni ‘50 ha avuto in Italia un ruolo determinante nella diffusione culturale dell’elettronica. A soli 13 anni capii quale sarebbe stato il mio percorso di specializzazione in elettronica. Mi iscrissi all’Istituto Tecnico Industriale di Sassari, città di cui sono originario, e quindi a Pisa all’università statale, con il preciso obiettivo di diventare progettista di alta fedeltà.
N: Esperienze da auto / audiocostruttore?
La progettazione nasce con l’autocostruzione e la sperimentazione. Ho iniziato infatti con i kit di montaggio molto diffusi negli anni ‘80, e ho proseguito con la vera e propria autocostruzione, basata sulla sperimentazione.
N: Esperienze professionali prima di M2TECH
MM: Nel 1998 con Giuseppe Rampino ho fondato la Northstar Design, all’origine nata con altri target di produzione per la strumentazione di navigazione della cantieristica navale di diporto, e quindi all’HiFi. Poi sono stato consulente di Audio Analogue per cinque anni anni progettando finali, preamplificatori, ecc come pre phono Aria, la seconda versione del cd player Maestro, il Maestro 150 amplificatore integrato, il Cinecittà processore A/V multicanale, macchine tutte dalle caratteristiche eccellenti.
N: Come sei arrivato a fondare la tua azienda, e perché?
MM: Mia moglie Nadia ed io eravamo colleghi in Audio Analogue, dopo questa bella e fruttuosa esperienza ho fondato con mia moglie la M2TECH, agli inizi società di consulenza in campo elettronico generale, con la realizzazione della videosorveglianza delle autotranvie di Firenze. Nel frattempo scrivevo anche articoli per riviste come Suono, Fedeltà del Suono, Stereo e Costruire Hi-Fi . Ho quindi progettato la pennina Hiface, una USB e digitale, che dal settembre del 2009 che ebbe un gran successo di vendita.
N: È stata una decisione autonoma o motivata, promossa da te o anche con altre persone?
MM: La fondazione dei M2TECH è avvenuta insieme con Nadia Marino, mia moglie. Le due emme di M2TECH sono infatti le iniziali dei nostri cognomi.
N: Parlaci delle prime tue creazioni di successo, e perché hanno avuto successo.
MM: la pennetta Hiface, il DAC Young più di tutti. Hiface permette di interfacciare qualsiasi PC a un DAC via USB con uscita digitale per il DAC. Young è stato il primo DAC di alto livello di M2TECH, ben sonante e competitivo per il prezzo e con possibilità di upgrade con alimentatore esterno.
Luciano Calvani
N: Prime realizzazioni della vita, e quelle che hanno impresso una svolta.
MM: La prima macchina che ha impresso la svolta è stato il DAC Young. per i motivi già detti a proposito di questa macchina.
N: La visione dell’ing. Manunta del mondo dell’Alta Fedeltà. Passato, presente e prospettive future.
MM: Ho un rimpianto per quella stagione dell’alta fedeltà che andava dagli anni ‘70 ai ‘90, quando esisteva un vasto mercato e nuove linee di prodotti ogni anno. In seguito c’è stata una progressiva perdita di interesse per l’Hi-Fi di livello buono e ottimo, con diffusione di massa e perdita dei connotati culturali che caratterizzavano gli anni 70 e successivi. Con perdita di sensibilità per i prodotti, che porta a una proliferazione di marchi e prodotti con non molte eccellenze.
N: Da innovatore e sperimentatore, nel futuro cosa vorresti dare all’Alta Fedeltà italiana e anche internazionale?
MM: Quello che ho voluto sempre dare: qualità e contenuti, innovazione, comunque con semiconduttori e non tubi perché ormai è sempre più difficile trovarne di qualità e affidabili, dopo la cessazione delle produzioni in occidente da parte dei marchi storici come Mullard, Philips, General Electric e tanti altri.
N: Come vuoi collocare M2TECH in questo mondo particolarmente competitivo, agguerrito e, per certi aspetti, artefice o succube delle mode del momento?
MM: Da un lato si deve costruire ciò che la gente e il mercato vogliono e cercano, ma dall’altro è necessario costruire sempre con qualità e contenuti adeguati. Altrimenti si impoverisce sempre di più questo affascinante mondo dell’Alta Fedeltà.
N: Parlaci dei progetti futuri di M2TECH, e dei tuoi professionali
MM: M2TECH punta attualmente molto sulla nuova linea Classic, già apprezzato fin dalla sua apparizione sul mercato, sia in Italia che all’estero, anche in occasione del recente High End di Monaco. Questa macchina è contemporaneamente innovativa per progettazione e contenuti, ma mantiene con il suo stile un gradevole legame con gli integrati degli anni 80. Inoltre, stiamo curando il restyling della linea Rockstars, sia per la circuitazione che per l’aspetto estetico, più grande e accattivante.