Ascolto di confronto Vinile – CD

Questo ascolto di confronto Vinile – CD è stato organizzato da tre amici, vecchi appassionati audiofili, con l’aggiunta di una quarta persona dotata di un udito finissimo e di ottime conoscenze musicali, per verificare le effettive differenze qualitative e tecniche tra i due tipi supporti.

Non si voleva affatto dimostrare che l’uno è migliore e prevalente sull’altro, come già accade ovunque nelle infinite discussioni, spesso fin troppo accese, tra audiofili pro Vinile e pro CD, con un piglio degno delle più scatenate tifoserie di calcio.

L’intenzione è essenzialmente quella di considerare la fedeltà e la piacevolezza di riproduzione, utilizzando vinili e CD di identici album, e possibilmente provenienti da master compatibili e coerenti. L’ideale sarebbe poter suonare con i due tipi di supporto brani provenienti dal medesimo master “padre”, ma purtroppo questo è difficile da accertare per ogni stampa di album sul CD o sul vinile. Siamo partiti quindi dall’assunzione che la casa discografica produttrice, identica per i due supporti, abbia utilizzato lo stesso master, o quantomeno versioni molto simili o praticamente identiche.

Trattandosi di album risalenti agli anni ‘60 e immediatamente successivi, quindi certamente prodotti all’origine da un master analogico, abbiamo confidato nell’omogeneità delle origini. In pratica: vinile totalmente analogico, CD prodotto con la digitalizzazione del master analogico originale.

Per l’ascolto è stato utilizzato uno degli impianti dell’amico Francesco, che ci ha gentilmente ospitati a casa sua nell’ambiente abitualmnete da lui usato per gli ascolti personali.

L’impianto scelto è di ottimo livello, ma non esoterico, e quindi paragonabile a quelli di buona qualità di ciascun audiofilo.

HARDWARE, L’IMPIANTO DOMESTICO DI FRANCESCO

– Giradischi Rega PL3

– Pre Phono Trigon Advance

– Testina Goldring Eroica H
. Lettore CD TEAC VRDS 25
– Convertitore North Star 192
– Pre Klimo Merlino Gold

– Finali Klimo Kent Gold

– Diffusori Castle Warwick SE
– Cavi di potenza Klimo
– Cavi interconnessione Van Den Hul, Klimo, Chord

L’ “hardware”, gli impianti dell’amico Francesco

IL SOFTWARE

Miles Davis – Ascenseur pour l’echafaud

Brani ascoltati:

1-Generique

2-L’assassinat de Carala

3-Sur l’autoroute

4-Julien dans l’ascenseur

The Dave Brubeck Quartet – Time Out

1-Blue rondo a la turk

3-Take Five

Entrambe i supporti derivano da master dell’epoca della registrazione originale. Purtroppo non abbiamo riferimenti tecnici e anagrafici sulle origini dei master, ma certamente appartengono a quegli anni.

ASCOLTATORI

– Stella, moglie di Francesco, detta “l’orecchio assoluto” per il suo udito eccezionale

– Francesco, dagli anni ‘70 audiofilo, titolare dell’impianto di ascolto

– Giorgio, dagli anni ‘80 audiofilo, tecnico riparatore, cultore di macchine vintage e non, e audiocostruttore

– Luciano, dalla fine degli anni ‘60 audiofilo e audiocostruttore, da diversi anni anche collezionista di macchine vintage. Dal 2024 socio del Nuvistorclub.

L’ascolto è stato eseguito ad un livello acustico adeguato e comunque identico sia per il CD che per il vinile, in un ambiente con sufficiente smorzamento.

Tra ciascuna serie di ascolti con CD e poi vinile è stata osservata una pausa di silenzio di almeno 7-8 minuti, in modo da riposare le orecchie e “resettare” la memoria dell’udito.

Al termine degli ascolti ci si è confrontati con le rispettive impressioni, giungendo praticamente in modo unanime alle seguenti conclusioni.

CD

Detiene senza dubbio una migliore riproduzione alle estremità della gamma audio, ma in alcuni passaggi questa caratteristica può risultare un po’ fastidiosa con gli acuti. Tuttavia, in generale è stata constatata tendenzialmente una maggiore fedeltà. Se la registrazione è corretta e realizzata come da manuale la riproduzione è estremamente coerente con l’audio reale, e concede pochissimi spazi alle interpretazioni personali. Personalmente, soffrendo da più di vent’anni di acufene con sibili ben presenti, e variabili di intensità secondo umidità, temperatura ecc., ma perfettamente “stereo” e bilanciati tra le orecchie, in alcuni casi, come note molto alte e acute della tromba solista, ho avvertito fastidi acustici, non solo nelle orecchie, ma anche nel cervello, con un disagio limitato alla durata della causa. Sono stato tuttavia l’unico tra i quattro ascoltatori ad avere questo problema, che quindi non può essere addebitato al CD.

VINILE

I limiti estremi della gamma audio riprodotta sono più ristretti, non può esprimere l’estensione che ha il CD, ma nell’insieme risulta però un po’ più eufonico. Il vinile sembra offrire una scena musicale leggermente più gradevole, forse leggermente più aperta in alcuni casi. Probabilmente proprio per i limiti tecnici del vinile che non riesce a riprodurre ogni strumento, voci comprese, nella sua pienezza acustica. Il gradimento è comunque soggettivo per le personali caratteristiche fisiche e di esperienza musicale.

Estendendo il concetto a prescindere dal tipo di formato della sorgente musicale, esprimo qui una mia convinzione che ho maturato negli anni.

Ognuno di noi ha gusti musicali a noi ben noti ed apprezzati, che di fatto costituisce una “matrice” musicale basata su abitudini, esperienze e gusti. A questa si aggiunge inconsciamente, nelle fondamenta, una base musicale ancestrale ed inconsapevole che potrebbe risalire a origini anche molto lontane nel tempo. Quando ascoltiamo musica spesso non sappiamo perché quel particolare brano ci piace molto, pur essendo sconosciuto e magari appartenente ad un genere musicale non esattamente di nostro gusto. L’unica spiegazione che posso darmi, pur non essendo psicologo, musicista o antropologo, è che quel brano contiene elementi e caratteristiche che si innestano e combaciano anche con tutta o parte della nostra “matrice” musicale inconscia.

Sarò certamente criticato anche aspramente per questo mio ragionamento non convenzionale, e strampalato. Ma se fosse vero anche in piccola parte, potrebbe aiutare a capire perché una parte di noi audiofili gradisce maggiormente la riproduzione musicale dal CD e un’altra, all’opposto, dal vinile. Nel bene e nel male, assistiamo poi a diatribe e discussioni, talvolta anche feroci, tra il partito del CD-digitale e quello del vinile-analogico, neanche si trattasse di scontri tra Guelfi e Ghibellini.

CONCLUSIONI

Il confronto tra CD e vinile esce senza vincitori o vinti. Sono due espressioni tecnologiche della stessa cosa originale, e sono troppo diversi per stabilire chi sia il migliore, se non per una presa di posizione, priva totalmente di significato, tra un “partito” e l‘altro delle due fazioni di sostenitori.

Al di là del gusto dell’oggetto, in qualche modo ormai vintage, rappresentato dal vinile (e chi scrive è un cultore di macchine vintage dell’alta fedeltà), oppure dell’incondizionata predisposizione per il CD e per tutto il mondo digitale presente e futuro, in cui il CD potrebbe non avere più motivo di esistere, dopo questo confronto abbiamo la certezza che i due “contendenti” possono convivere tranquillamente, non possono e non devono farsi concorrenza.

Sono figli di tecnologie troppo diverse per poter competere, vanno amati per quello che sono. Senza se e senza ma.

Mi permetto solo una piccola critica: attualmente il mercato del vinile gode di una floridezza mai vista precedentemente, con un’offerta enorme per collezionisti e audiofili, purtroppo con prezzi qualche volta ingiustificatamente troppo elevati. Inoltre, a conferma che il mercato del vinile è ben lontano dall’esaurimento, i maggiori e illustri costruttori di macchine Hi-Fi ancora oggi producono giradischi di qualità, con caratteristiche che negli anni ‘70 e anche ‘80 erano impensabili o rare.

Personalmente potrei spendere cifre anche importanti per vinili d’epoca come quelli che ho e che custodisco gelosamente, anche con tutti i difetti originali delle registrazioni ed elaborazioni in studio per la preparazione del master, e gli inevitabili problemi di deterioramento per l’uso, la polvere e i graffi.

Ma non spenderei mai per comprare un vinile prodotto e stampato ai giorni nostri con master del tutto digitali e per niente analogici. Piuttosto mi compro la versione su CD, possibilmente di una buona casa discografica.

Luciano Calvani

4 thoughts on “Ascolto di confronto Vinile – CD

  1. Franco says:

    Da prove serie da me effettuate, è scaturito che il Long Playng ha poca dinamica non supera nel migliore dei casi 50db a 1000hz, la risonanza braccio testina, essendo quest’ultima molto accentuata, genera molta Inter modulazione, per non parlare delle distorsioni armoniche, forse la piacevolezza de vinile è dovuta proprio a questi difetti. L’avvento del CD per me è stata una grande liberazione, supporto fedele è più pratico, posso fornire grafico delle mie misure/prove fatte oltre un ventennio fa

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  2. Vincenzo Vanarelli says:

    Concordo su due aspetti: 1) preferisco un CD se la matrice è digitale, un vinile se la matrice è analogica (al limite ciò implicherebbe due interi impianti differenti, con finali allo stato solido per CD e valvolari per il vinile, eccetera; il che rasenta la follia) 2) i due tipi di ascolto sono tanto diversi da poter in certo senso essere intesi come complementari (ma allora ascolteremmo gli impianti, non più la musica). Non so se esistano registrazioni effettuate contemporaneamente con le due tecniche; e il confronto, se si volesse davvero fare, dovrebbe essere fatto con i due impianti eccetera. Per mio conto, e su un impianto “strano” che comprende un finale a transistor e casse Klipsch La Scala ho provato a confrontare la versione vinile e quella CD dello stesso “De temporum fine comoedia” di Orff, cantata per solisti, cori e orchestra tipicamente percussiva, con un vasto repertorio timbrico e ampie dinamiche. I questo ascolto, il vinile mi piace di più, il coro è più “coro” e meno “somma di voci”; ma altro non saprei specificare.

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  3. Zoni Michele says:

    Ciao molto interessante e istruttivo!
    Io ho spesso coi cd fastidiosi ascolti della voce femminile (gli acuti) e il pianoforte.
    Certe incisioni le venderò per sostituirle da vinili..se trovo stampa d’ epoca o nuove stampe AAA.
    Saluti.

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  4. ADRIANO CAGNOLATI says:

    Nei commenti precedenti il tema è già stato in parte toccato:
    per quanto riguarda le affermazioni sulla minore estensione del lp, va detto che rispecchiano dati certi e risaputi:
    all’epoca i dischi venivano incisi con una moderata restrizione della gamma bassa per non eccedere nelle escursioni laterali del solco inciso e con una evidente attenuazione nella gamma acuta, testimoniata anche in un recente articolo di Audio Review.
    La gamma acuta veniva poi ripristinata all’ascolto dai picchi di risonanza dei tweeter dell’epoca e dalla risonanza del pickup dovuta alle capacità parassite di cavi e ingresso pre fono.
    Tutti fatti noti e documentati.
    Ascoltare oggi un vecchio lp dell’epoca su un impianto moderno, massimamente piatto all’estremo acutissimo, comporta necessariamente una riproduzione castrata in alto, in teoria da equalizzare elettronicamente.

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